Racconti, leggende e ricordi della vita italiana (1856-1857)
quando tutto è ammannito per scrivere bisogna pure per andar avanti sapere, per approssimazione almeno, quel che si vuol dire, che cosa si vuol
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governi. Poiché d'una cosa in un'altra son venuto su questo discorso - si vede proprio che ora non c'è rifugio sicuro contro la politica, nemmeno il
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cognizione da acquistare. V'è sempre (sia pur persona volgare) una cosa qualunque ch'essa sa, e che voi non sapete; tutto sta a farla scaturire
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tela in mano; che bisogna, essendo fresco il lavoro, salvarlo dalle carezze delle frasche e de' pruni, e da ogni altro contatto. Ma la cosa non
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dai tafani, e su un pendío cosí ripido, che non m'azzardavo a fargli mutare un piede: se Dioneguardi lo metteva in fallo, era cosa da finire a
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grano - ricordandomi di quand'ero giovane e non facevo altro che girar l'Italia per tutti i versi. Studiavo pittura per prima cosa; ma siccome per
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per le soffitte sopra una dozzina di capi di scala, bisogna sapere che cosa le costa una secchia d'acqua. Si figuri un pover uomo che torna a casa la